La grafologia è la scienza che studia la scrittura e da questa trae informazioni su aspetti comportamentali di chi scrive.

La scrittura registra i segni che rappresentano e differenziano l’individuo da tutti gli altri, è uno  strumento personale e atto sociale, è lo specchio che riflette l’immagine di chi scrive.

In Francia questa disciplina conquista il suo nome grazie all’Abate Jean-Hippolyte Michon che nel 1870 elevò la grafologia a rango di scienza umana.  Sulle sue orme si muove il suo allievo Jules Crépieux-Jamin, il quale diviene capofila della scuola grafologica francese. Il suo metodo, tuttora alla base della grafologia francese, studia la scrittura secondo i principi della teoria gestaltica. I segni grafici interagiscono tra loro ed ogni elemento si valuta in funzione del tutto, dell’ambiente grafico che è l’insieme delle caratteristiche della scrittura.

Se pensiamo ad uno scarabocchio immaginiamo istintivamente qualcosa di brutto e informe e ciò non è smentito dal suo significato. L’origine della parola scarabocchio deriva da scarabeo perché la macchia di inchiostro che si crea sulla carta ne rievoca appunto la forma. Ci si chiede dunque cosa ci sia di tanto importante in una macchia di inchiostro vergata senza seguire alcuna regola. Se ci fermiamo solo sulla semantica lessicale e l’etimologia della parola, perdiamo la possibilità di vedere quello che sta dentro ad una semplice macchia di inchiostro ed è proprio lì che lo scarabocchio fa emergere la sua importanza grafo-motoria.

 

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